lunedì 14 dicembre 2009

IL 2% PER OPERE D'ARTE NEGLI EDIFICI PUBBLICI

Riflessioni sull'attuazione della legge 717/49

La legge 717 del 1949, nota come quella del 2 per cento, è stata applicata per oltre 50 anni, ma negli ultimi tempi a volte le amministrazioni hanno omesso di darne attuazione per carenza di finanziamento o per dubbi interpretativi. Spesso anche per mancanza di fiducia nel fatto che l'inserimento di opere d'arte nell'edificio sia utile per migliorane la bellezza. Anche per questo, a volte il 2% è stato speso in modo distorto, per interventi non configurabili come opere d'arte.

Comunque, quando è stata correttamente messa in atto, la legge ha offerto la possibilità di integrazione tra opere di pittura, di mosaico e di scultura, e l'architettura degli edifici pubblici.

Purtroppo, fino ad ora i progettisti hanno ignorato le opere d'arte. Nei progetti, in genere, non c'è stata alcuna indicazione né in merito al tipo di opera d'arte né in merito alla sua collocazione nell'edificio. Pertanto, ogni decisione è stata assunta dopo la fine dei lavori di costruzione.

Come spendere il 2%? Spesso sono stati acquisiti quadri da appendere semplicemente alle pareti. Con buona pace della integrazione tra arte e architettura. In genere i mosaici e le sculture hanno dimostrato una migliore capacità di rapportarsi all'edificio. Ci sono anche casi esemplari, come il globo squarciato dello scultore Arnaldo Pomodoro antistante il Ministero degli esteri che con il suo impeto si contrappone alla fiacca retorica dell'edificio del ventennio. I mosaici delle stazioni della metropolitana di Roma sono anch'essi un esempio positivo. Ma tante altre applicazioni sono grossolane o insignificanti.

L'attuazione della legge del 2% è stata rilanciata da un decreto del Ministero delle infrastrutture pubblicato sulla G. U. del 29 gennaio 2007. Si tratta delle Linee guida per l'applicazione della legge 29.7.1949 n.717 "Arte negli edifici pubblici", approvate il 23.3.2006 dal precedente ministro Lunardi.

L'inserimento di opere d'arte negli edifici pubblici è obbligatorio. Sono esclusi edifici industriali, alloggi popolari, scuole e università. 

Le Linee guida impongono al responsabile del procedimento di prevedere, nel quadro economico dell'intervento, l'accantonamento di una quota non inferiore al 2% dell'importo effettivo dei lavori (al netto degli oneri di sicurezza e dell'Iva) per la realizzazione o acquisto di opere d'arte, pena la non collaudabilità dell'opera.

Indicazioni sull'opera d'arte devono essere formulate già a livello di progetto preliminare.

La scelta delle opere d'arte deve essere fatta mediante concorso pubblico aperto agli artisti. A salvaguardia di un corretto rapporto con l'architettura, il progettista della costruzione deve fare parte della giuria del concorso.

 
 

di Enrico Milone, architetto
(18.02.07)

 
 

sabato 12 dicembre 2009

Gallione, lettera aperta a Berlusconi

Lettera aperta al Presidente del Consiglio On. Silvio Berlusconi.

Illustre Presidente,

Onorare le vittime della recente tragedia abruzzese o di quella messinese non può significare non solo essere solerti ed ben organizzati nelle emergenze, ma predisporre piani pluriennali affinché si riducano al massimo i danni degli eventi sismici o idrogeologici.

Accanto quindi alla ottima prova della Protezione Civile occorrono programmi architettonici ed urbanistici che garantiscano il diritto primario dei cittadini alla "sicurezza dell'abitare".

La geografia del nostro paese unisce straordinarie bellezze paesaggistiche ad una geologia complessa; l'intervento dell'uomo non può più pertanto essere disordinato e originato prevalentemente dalla speculazione e dal consumo di nuovo territorio come lo è stato negli ultimi sessant'anni.

Gli architetti italiani vogliono essere parte attiva e propositiva di quelle forze riformatrici del paese che intenderanno rapidamente porre mano ad un piano di tutela e consolidamento dei nostri centri antichi e, soprattutto, di ricostruzione del patrimonio edilizio postbellico che ha dimostrato tutta la sua inadeguatezza architettonica, urbanistica e strutturale.

Occorre una rinnovata unità di intenti legislativa tra le istituzioni statali, regionali e comunali; occorre una sforzo economico del comparto pubblico, ma soprattutto incentivi che promuovano l'intervento privato; occorre una responsabile accelerazione e semplificazione delle procedure amministrative; occorre investire nella ricerca architettonica e tecnologica per affrontare nuove problematiche strutturali ed energetiche.

Occorre quindi riattrezzare il sistema paese per "rottamare" gli ultimi decenni di spreco, di inefficienza, di pericolosa spazzatura edilizia e ridare al paese bellezza, sicurezza e dignità.

Occorre un nuovo concetto di riforma urbanistica che non continui a governare il brutto, ma che incominci a programmare un vero massiccio sviluppo del contenimento dei consumi energetici, che affronti l'emergenza sismica e geologica, che ridia un senso civile e dignitoso alle periferie delle nostre città.

Una grandissima parte dei 90 milioni di nuovi vani costruiti nel dopoguerra, sui 120 esistenti nel paese, hanno drammaticamente bisogno di tutto questo.

Accanto ad alcune fondamentali infrastrutture, questa è la vera grande e prioritaria "Opera" di cui ha bisogno il nostro paese.

Questa è una grande ed irrinunciabile occasione per l'industria e l'economia del nostro paese, così come lo sarebbe per la ricerca scientifica ed accademica e per le tante professionalità coinvolte.

Questo "New Deal" di ricostruzione di parte del nostro paese può essere quel piano di riforme economiche e sociali che ridà senso e dignità allo Stato, che ridà utilità sociale alla finanza, che ridà infine ai cittadini il diritto primario alla "sicurezza dell'abitare".

Gli architetti italiani vogliono essere in prima linea in questo piano e sosterranno tutte le proposte, alcune delle quali in parte già in Parlamento, che affronteranno questa grande Opera.

Massimo Gallione

Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori.

domenica 6 dicembre 2009

TERRA - CONVEGNO NAZIONALE SUL CONSUMO DEL SUOLO

Il 18 dicembre 2009, presso l'agriturismo Porta Sirena, a Paestum si terrà un convegno nazionale, promosso da Legambiente Campania e dal Comitato cittadino Stazionati di Paestum, sul tema della difesa del suolo e del territorio dalla cementificazione selvaggia.

Il convegno ospiterà, fra i relatori il Sindaco di Cassinetta di Lugagnano, Domenico Finiguerra, ormai famoso in tutt'Italia per aver adottato un Piano Regolatore che non prevede nuovi insediamenti urbanistici, ma punta sul recupero dell'esistente attraverso le tecnologie dell'architettura sostenibile a basse emissioni.

L'argomento del convegno è quanto mai attuale se si considera tutto il dibattito che si sta sviluppando anche in Campania sulle regole che guideranno il cosiddetto "Piano Casa".

Le Associazioni promotrici ritengono che riconvertire, ristrutturare, adeguare alle normative antisismiche e del risparmio energetico, i volumi esistenti residenziali e produttivi, nonché le aree agricole, potrà rilanciare l'economia dei territori. Sarà un investimento per il futuro, per il turismo, per la cultura.

La campagna "Stop al consumo del territorio" lanciata dall'amministrazione Finiguerra, conta più di diecimila aderenti e oltre duecento associazioni aderenti sul territorio nazionale.

Il convegno vuole quindi lanciare un'azione interlocutoria con le istituzioni affinché prendano coscienza del fatto che il territorio non è infinito e non è riproducibile e che le nuove generazioni hanno diritto ad un vita sana in un ambiente che conservi armonia e bellezza.

A Capaccio-Paestum da 7 anni si è dato incarico per la realizzazione del nuovo PUC, senza aver mai attuato quello esistente, elaborato dal professore Airaldi. Un piano all'avanguardia che aveva tutelato vaste aree del territorio agricolo e collinare e che aveva individuato una nuova viabilità per allontanare definitivamente il traffico dall'area archeologica.

Nonostante a Paestum siano arrivati finanziamenti europei per circa 50 milioni di euro, l'area è rimasta degradata e addirittura deturpata da grossolani interventi pubblici che non hanno tenuto conto della bellezza dei luoghi, della funzionalità della viabilità e del parere dei cittadini, dei comitati, di tutte le associazioni culturali e ambientaliste che hanno sostenuto una battaglia di civiltà e di bellezza.

martedì 24 novembre 2009

MOMENTI MITI

“Momenti miti” è una mostra documento con la quale si da vita ad un processo di promozione territoriale dei Campi Flegrei e fa seguito a due eventi già realizzati nel maggio 2006 a Bacoli e nel novembre 2009 a Baia sul tema della “Land Art”. Le finalità e gli obiettivi mirano allo sviluppo sostenibile del territorio condivisibile con l’Ente Parco e con tutti i soggetti associativi ed imprenditoriali dell’aerea. A tal fine l’Arch. Francesco Escalona, Presidente dell’Ente Parco Campi Flegrei, parteciperà alla serata inaugurale presentando il progetto coinvolgente il Parco. Durante la mostra saranno esposti disegni, opere e proiezioni video degli eventi realizzati in natura. La mostra sarà arricchita dalla presentazione di opere fotografiche del tutto inedite e create appositamente per l’occasione e da una performance di Land Art nei giardini della villa,( tempo permettendo), dove il pubblico potrà esperire, insieme agli artisti, il concetto di “fruizione lenta” che l’Ente Parco ha assunto come filosofia indispensabile per la fruizione di questi siti: migliaia di ettari di aree protette di macchia mediterranea e siti archeologici. Durante la seconda giornata, alle ore 18,00, sarà offerto agli intervenuti un concerto di chitarra classica di Alessandro Petrosino.

L’evento partecipa al “ Progetto Leda” del Network per la Cultura N-UP

Patrocinato da: Ente Parco Regionale Campi Flegrei

Patrocini tecnici: Stufe di Nerone - Lucrino, Ass. Leaf – Pozzuoli, Caffè Letterario – Bacoli, Ass. ADA – Napoli, Complesso BATIS – Baia, Alam Italy – Pozzuoli, Coordinamento architetti – Napoli, Bottega del Parco Campi Flegrei – Bacoli, La Sibilla Vini – Bacoli

 

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Mostra : “MOMENTI MITI”

Collettiva di arte contemporanea e fotografia

Curatore : Cynthia Penna

Testo critico e di presentazione: Cynthia Penna

Vernissage e Presentazione del Progetto “LAND ART” 17 Dicembre 2009 ore 18-22

Performance degli artisti 19 Dicembre 2009 ore 11-20/ Alessandro Petrosino Concerto, ore 18.00

Sede: Villa di Donato – Piazza S. Eframo Vecchio Napoli

Intervento artistico sul territorio:

Davide Carnevale, Mina Di Nardo, Filippo Ianniello, Teresa Mangiacapra, Daniela Morante, Massimiliano Santoro, Carla Viparelli, Lisa Weber

Fotografie: Amedeo Benestante, Vincenzo Maione, Lucia Patalano

Info: ART1307 tel. 081660216 ore 10-14

segreteria@art1307.com , www.art1307.com

lunedì 23 novembre 2009

ACQUA COME FATTORE LIMITANTE

trovate maggiori informazioni QUA e QUA

"Acqua in bocca"

di Rosaria Ruffini

(Docente di teatro allo IUAV di Venezia)

Mentre nel paese imperversano annose discussioni sul grembiulino a scuola, sul guinzaglio per il cane e sul flagello dei graffiti, il governo Berlusconi senza dire niente a nessuno ha dato il via alla privatizzazione dell'acqua pubblica.
Il Parlamento ha votato l'articolo 23bis del decreto legge 112 del ministro Tremonti che afferma che la gestione dei servizi idrici deve essere sottomessa alle regole dell'economia capitalistica.
Così il governo Berlusconi ha sancito che in Italia l'acqua non sarà più un bene pubblico, ma una merce e, dunque, sarà gestita da multinazionali internazionali (le stesse che già possiedono le acque minerali). Già a Latina la Veolia (multinazionale che gestisce l'acqua locale) ha deciso di aumentare le bollette del 300% Ai consumatori che protestano, Veolia manda le sue squadre di vigilantes armatati e carabinieri per staccare i contatori.
La privatizzazione dell'acqua che sta avvenendo a livello mondiale provocherà, nei prossimi anni, milioni di morti per sete nei paesi più poveri. L'acqua è sacra in ogni paese, cultura e fede del mondo: l'uomo è fatto per il 65% di acqua, ed è questo che il governo italiano sta mettendo in vendita.
L´acqua che sgorga dalla terra non è una merce, è un diritto fondamentale umano e nessuno può appropriarsene per trarne illecito profitto.
L´acqua è l'oro bianco per cui si combatteranno le prossime guerre.
Guerre che saranno dirette dalle multinazionali alle quali oggi il governo, preoccupato per i grembiulini, sta vendendo il 65% del nostro corpo.

(Altro articolo da Ecoblog.it) ...

La notizia è passata quasi inosservata, ma dal 5 agosto scorso l'Italia ha deciso che la sua acqua può essere privatizzata. La denuncia arriva da Padre Alex Zanotelli attraverso una lettera inviata a Beppe Grillo.
Per l'esattezza il provvedimento è contenuto nell'articolo 23 bis del decreto legge numero 113, comma 1, firmato dal ministro G. Tremonti dove si dà il via alle privatizzazioni dei servizi offerti dai diversi enti.
Ed ecco cosa recita il primo comma dell'art. 23 bis:
Le disposizioni del presente articolo disciplinano l'affidamento e la gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica, in applicazione della disciplina comunitaria e al fine di favorire la più ampia diffusione dei principi di concorrenza, di libertà di stabilimento e di libera prestazione dei servizi di tutti gli operatori economici interessati alla gestione di servizi di interesse generale in ambito locale, nonché di garantire il diritto di tutti gli utenti alla universalità ed accessibilità dei servizi pubblici locali ed al livello essenziale delle prestazioni, ai sensi dell'articolo 117, secondo comma, lettere e) e m), della Costituzione, assicurando un adeguato livello di tutela degli utenti, secondo i principi di sussidiarietà, proporzionalità e leale cooperazione. Le disposizioni contenute nel presente articolo si applicano a tutti i servizi pubblici locali e prevalgono sulle relative discipline di settore con esse incompatibili.
Quinto comma: "Ferma restando la proprietà pubblica delle reti, la loro gestione può essere affidata a soggetti privati"
L'approvazione è avvenuta con il consenso dell'opposizione e più precisamente del PD, come scrive Zanotelli nella sua lettera:

Tutto questo con l'appoggio dell'opposizione, in particolare del PD, nella persona del suo corrispettivo ministro-ombra Lanzillotta (una decisione che mi indigna, ma non mi sorprende, vista la risposta dell'on.Veltroni alla lettera sull'acqua che gli avevo inviata durante le elezioni!). Così il governo Berlusconi, con l'assenso dell'opposizione, ha decretato che l'Italia è oggi tra i paesi per i quali l'acqua è una merce.

lunedì 16 novembre 2009

..:CONCORSI BORDERLINE:..


Arrivano tantissime segnalazioni di Concorsi anomali, evidentemente il concorso TREVI non è l'unico a suscitare perplessità. Nelle more della preparazione del secondo Bando Trevi ricapitoliamo, nei commenti, il dibattito che ne è seguito.

sabato 7 novembre 2009

GIZZI E IL DOVERE DELLE IDEE

Sarai mica un architetto di quelli attenti alle preesistenze, che vede anche nei silos, nei capannoni di archeologia industriale la testimonianza del lavoro dell’uomo e dello sviluppo della società? VorresTi mica che la soprintendenza venisse interessata prima e non a concorsi banditi e a cose fatte? VorresTi mettere bocca sull’operato delle “archistar” che hanno assicurato restyling e fashion nel disegno del massiccio intervento sulla costa napoletana? Ma dico, come Ti viene in mente di impuntarti contro l’abbattimento dei Magazzini, tra l’altro tutelati, se al porto serve spazio? Quando si parla di strutture ricettive ex novo perché metti in mezzo le “opportune bonifiche” delle aree ex Sofer – Cantieri Armstrong a Pozzuoli e addirittura ipotizzi interventi di riuso come se testimonianze industriali del 1885 avessero ancora valore per qualcuno? Sarai mica ambientalista? Avrai mica un’idea diversa da quella di ricoprire la costa da Posillipo a Baia –città sommersa compresa- di imbarcazioni rumorose ed inquinanti ma tanto utili per arrembare in assoluta libertà le isole del golfo? Sarai mica uno spregiudicato intellettuale che crede in un sano connubio tra azione conservativa e innovazione? E poi ci parli dell’esempio di Reykjavik, dove in un’ex fabbrica è nato un grand hotel termale, ma dove sta Reykjavik, al polo nord? Noi napoletani siamo abituati alle luminarie, anche se magari le strade restano buie per il resto dell’anno, ci piace il festone fiaccolato, invece Tu critichi “l’imbellettamento da panem et circenses” del Real Albergo dei Poveri, dove in assenza di fondi per un restauro complessivo è però già pronto un progetto comunale per l’illuminazione della facciata e dici «A che serve utilizzare i fondi per l’illuminazione se non si curano prima i dissesti, se non si effettua una manutenzione continua e programmata?». Manco fossimo a Parigi o a Salisburgo…
Vorrai mica mettere bocca sulla delibera che cambia il Piano di Bagnoli portando 700 alloggi in più passando da 410 mila a 626 mila metri cubi? Che non Ti venga in mente di prendere la macchinetta fotografica e scovare abitazioni vuote, quartieri degradati e bisognosi di indifferibili interventi di recupero, alloggi bassi da far sparire una volta per tutte, monumenti e patrimoni in via di estinzione per incuria…
E poi, anche se l’Avvocatura dello Stato con autorevole parere Ti da ragione, perché pretendi procedure corrette e trasparenza negli atti per qualche caserma semiabusiva a Ischia o qualche centinaia di richieste di condono edilizio per «immobili edificati in aree sottoposte a vincolo» e «in assenza del preventivo parere della soprintendenza»? Non senti invocare a gran voce la norma del superiore interesse nazionale?
Caro architetto Gizzi, noi di Coordinamento Architetti e tanti altri colleghi campani non abbiamo interessi ma ci interessiamo molto e lo diciamo papale palale come parla lei: Tu sei pazzo e a noi i pazzi (e non i pazzarielli) ci piacciono. Siamo con lei.

Luciano Marini

martedì 27 ottobre 2009

IL MOTORE GIOVANE ED INVISIBILE DEGLI STUDI NAPOLETANI

Riceviamo dal collega Vladimiro D’Amico e volentieri pubblichiamo.

La politica dell'assoluto "accalappiamento" di potere, lavoro e di frenetico "favoritismo familiare e roba del genere", non credo sia ne' di destra, ne' di sinistra; a me pare, si tratti, della politica del professionista imprenditore-menefreghista pronto a saltare sotto qualsiasi vessillo che gli procuri spazio e lavoro per se e per i suoi. Detto ciò, mi sembra, che la Lista Blu, abbia promesso l'esatto contrario di una politica “magnona”; beh, certo, è improbabile che qualcuno si proponga in maniera esplicita come assoluto capo di un governo o, come nel nostro caso, di un’ ordine professionale, sta di fatto, però, che se la volontà di chi dovrà coordinare e gestire il nostro ordine professionale, ha come fondamento base la volontà di non creare alcun favoritismo e dare più visibilità a tutti e non solo a chi “già esiste” da “1200” anni, cominciando con il gestire in maniera diversa i concorsi di progettazione, bene, allora, posso, quantomeno, sperare che qualcuno si sia accorto che uno dei principali problemi della nostra professione è proprio la visibilità, la possibilità di rendersi visibili, appunto, soprattutto ad altri professionisti. Esistono spazi reali e spazi multimediali, ma l’Ordine fino ad oggi, soprattutto ai giovani architetti, non mi pare abbia mai concesso spazi di alcun tipo, anzi, cosa mi fa enormemente rabbia, è che gli avvisi più numerosi che compaiono sul sito dell’ordine riguardano master e corsi simili, tutti a pagamento...ma io mi chiedo: chi è appena uscito dall’università, ‘sti soldi benedetti da dove li prende se le uniche proposte formative sono assolutamente non alla portata di tutti? insomma io mi iscrivo all’ordine degli architetti,mi aspetto un servizio di visibilità, uno spazio internet decente, una casa dell’architetto dove possa confrontarmi e mostrare ciò che potrei fare o so fare!a me non interessa il master di 6000 euro… perché? perché il master di 6000 euro, o di 2000, la giornata formativa di 400 euro ecc…non sono alla portata di tutti, non sono per tutti e la selezione ad inizio carriera, basata sulla busta paga di chi sostiene i propri figli con sacrifici estremi, è incivile, è assurda, è “immeritocratica”, è senza scrupoli, è degenerativa, è socialmente inutile, è folle, non è giusta. Il vostro programma mi è sembrato abbastanza chiaro in questo senso (o no?)… lottate per gli spazi e per far crescere i giovani architetti(è un invito non una deduzione). Ma soprattutto, e ciò lo dico perché, nonostante sia giovane , un minimo di esperienze (non sempre negative a dir la verità) le ho fatte anche io: tutelateci!C’è chi confonde la volontà di far crescere i giovani con il diritto allo sfruttamento (ovemai si possa parlare di un diritto nello sfruttare!). In un paese civile chi produce viene pagato, a Napoli, magari forse anche nel resto del paese, si viene prima non pagati (“ma sai, stai facendo esperienza”), poi costantemente sotto-sotto-sottopagati (“ma sai,anche a me pagano in ritardo!". Posto che non mi permetterei mai di” fare di tutta l’erba un fascio”, mi farebbe piacere che l’Ordine prendesse posizione in tal senso. Esiste un codice deontologico ed immagino che una delle questioni fondamentali che si denotano da questo, sia proprio il rispetto per il lavoro dei propri colleghi, anche se più giovani di quarant’anni… in realtà, questo, però, non è solo un “dettame” del codice deontologico, credo che sia una regola base della civiltà, e ahimè, non tutti i miei colleghi la rispettano. Perdonatemi lo sfogo e queste mi esternazioni un po' rabbiose...il punto è che ci sono tanti nostri colleghi (non tutti quelli che conosco, è ovvio e lo ribadisco 100 volte...ma sono tanti) la cui gestione delle risorse umane che si ritrovano a disposizione è del tutto discutibile, insomma spaccarsi la schiena per 12 ore al giorno davanti ad un pc per poi esser pagati 3 euro lorde all'ora, non è lavoro, si chiama solo sfruttamento e vorrei tanto che qualcuno ci tutelasse e condannasse questi comportamenti che non hanno alcuna scusante.

Viviamo in un paese (chissà forse su un pianeta) dove i politici gestiscono la nazione come se fosse un’azienda, fanno ciò per convinzione e/o per tornaconto personale, dimenticando l’esistenza delle politiche sociali, della ricerca, dell’istruzione, della sanità e dei diritti inerenti a tutto ciò; mi auguro che la nuova configurazione dell’ordine degli architetti non prenda mai spunto da una simile ideologia e che i nuovi eletti (lista blu e non) si ricordino sempre che stanno li non per tutelare se stessi ma tutti e che il loro unico tornaconto sia l’eventuale stima che i loro colleghi dovrebbero riporre nel loro operato.

Vladimiro D’Amico

mercoledì 21 ottobre 2009

UNA PROPOSTA PER GLI AFFIDAMENTI DI INCARICO CENTRO STORICO DI NAPOLI

All'Assessore Prof.Arch.Pasquale Belfiore.

Egregio Assessore,

travolta da insolito carteggio a tratti surreale che ha interessato in egual misura neoletti consiglieri dell'Ordine, professori,assessori e colleghi sul tema del Centro Storico, giungo, con questa mia, a sottoporle una proposta sull'attribuzione di incarchiall'apparenza meno dadaista del sorteggio.

Ho appreso che, a breve, lei sul tema incontrerà i Presidenti degli Ordini professionali, se non lo ha già fatto.

Non rivestendo tale ruolo e non dolendomene sarà difficile, però, che possa incontrarla e, pertanto, le scrivo.

Anche io.

La proposta è una banale idea che reputo ovviamente fattibile per tentare di lavorare in tanti. Me ne assumo la maternità, la responsabilità e la libertà.

Grata per l'Attenzione

Saluti

Arch.Antonella Palmieri

Lo scambio epistolare intercorso tra i Proff. Nicola Pagliara e Vincenzo Perrone esteso per opportuna conoscenza ai due Assessori al ramo : Prof. Pasquale Belfiore e Dott. Nicola Oddati, coinvolgeva in prima istanza - e mi riferisco alle lettere del primo e del secondo- i Consiglieri neoletti dell’Ordine Architetti di Napoli. Lo stesso carteggio “in corso d’opera” ha chiarito che il Prof. Pagliara intendesse, in particolare, indirizzare agli stessi consiglieri una sollecitazione ed un invito a ben operare ed a svolgere una attenta attività di sorveglianza per la tutela della categoria professionale.

Personalmente non posso che ringraziare il primo per la sollecitazione ed il secondo per l’augurio di buon lavoro; colgo l’occasione per informare entrambi che, sin dal primo Consiglio svoltosi in data 14 ottobre 2009, alcuni di noi hanno rilasciato dichiarazioni (alcune delle quali consultabili su questo blog) che pongono il problema della definizione urgente di azioni chiare da mettere in campo subito per tentare di arginare lo sfascio in cui versa la nostra professione.

Sul Centro Storico ho avuto la possibilità dire a mezzo stampa e di seguito invio una semplice proposta che mi pare possa essere utile, intanto, a coinvolgere quanti più professionisti nell’attività di valorizzazione del Centro Storico che ci auguriamo tutti possa realizzarsi al più presto.

Una proposta per gli affidamenti di incarico Centro Storico di Napoli

E’ indubbio che la delicatezza e la complessità degli interventi di restauro ed adeguamento funzionale che il Grande programma centro storico deciderà di porre in essere richiederanno l’apporto di professionisti esperti nel settore. A maggiore delucidazione di tale intenzione è chiara, in tal senso, la lettera del prof. Belfiore indirizzata ai Colleghi.

Ne consegue che, nell’ottica di favorire la più qualificata partecipazione di professionisti a questa esperienza, verranno formati gruppi ricchi di competenze diversificate e cooptati -si spera- professionisti giovani o comunque ancora privi di esperienza specifica su preesistenze storiche di notevole o addirittura straordinaria rilevanza.

L’apporto dei colleghi meno esperti sarà, come sempre, importante ma, per forza di cose, circoscritto al ruolo di chi fornisce il proprio contributo per la prima volta o, comunque, conforme a quello di chi vi si appresta da minor tempo rispetto a chi, da sempre, ha scelto di occuparsene.

La formazione di gruppi misti (esperti e meno esperti) viene, in alcune frequenti occasioni di gara e in osservanza a quanto la legge prevede, premiata all’atto della promulgazione dei bandi di gara con un maggiore punteggio attribuito alla presenza di professionisti giovani.

E’ evidente che la legge identifica nei più giovani i professionisti meno esperti.

E’ sacrosanto favorirne l’ingresso nel mondo del lavoro e la legge in questo è, pertanto,  preziosa.

C’è però una fascia professionale cospicua che non rientra nella categoria “giovani” e che, per vari motivi, non è riuscita ancora a cimentarsi con incarichi pubblici né tanto meno con esperienze di lavoro sulle preesistenze. Di tali fasce la legge non tiene conto e per il loro inserimento non prevede alcuna “premialità”: basta avere sei anni di iscrizione all’Albo e non si è più “giovani professionisti”.

Il pericolo di una sempre maggiore esclusione di tali fasce dai gruppi di progettazione è una realtà sotto gli occhi di tutti che certo il Grande Progetto Centro Storico non è chiamato nè ad affrontare né a risolvere ma che, in quanto occasione progettuale significativa, potrebbe, però, contribuire a modificare e in meglio.

Unitamente alla composizione dei gruppi di lavoro che prevedano l’inserimento di professionisti giovani dal punto di vista anagrafico si potrebbe cogliere, dunque, una opportunità di offrire lavoro, favorire l’autonomia e la titolarità di prestazioni professionali, tutelarne la qualità di resa oltre che allargare l’accesso all’esperienza Centro Storico.

Si potrebbe decidere, in sintesi, di mettere a gara separatamente l’Attività di Progettazione dei vari interventi da quella delle relativa alle Prestazioni accessorie ad essi relative: rilievo metrico dei manufatti e restituzione grafica, piani di sicurezza e coordinamento, attività di ricerca, studi di valutazione ambientale dove necessari.

Queste attività rappresentano, infatti, prestazioni importanti e significative che, nell’ambito di un gruppo di lavoro e sotto la supervisione attenta ed il controllo dei professionisti più esperti, usualmente vengono svolte proprio dai professionisti con minore esperienza nel campo disciplinare più specifico del restauro, del consolidamento e, più in generale, della progettazione. Ciò non avviene per “mala voluntate” ma semplicemente per necessità di divisione ottimale dei ruoli e per il buon esito della prestazione di cui ci si assume, tutti insieme, la responsabilità civile e penale.

La stesso codice appalti distingue l’attività di progettazione nei suoi vari gradi dalle cosiddette “prestazioni accessorie” che rappresentano prestazioni di servizi che possono essere rese da soggetti diversi da chi è titolare dell’incarico. Tanto è che nel calcolo delle soglie comunitarie entro le quali posizionare le corrette procedure di gara, ai fini della determinazione dei limiti, restano fuori dal computo sia l’attività di coordinamento ai fini della sicurezza che le citate prestazioni.

Pertanto, dal punto di vista economico e legislativo, tale iniziativa non comporterebbe alcun aggravio per L’Amministrazione né alcun ostacolo procedurale bensì potrebbe rappresentare la opportunità di ottenere garanzia di qualità di prestazione in ciascuna fase di lavoro a costi eguali ma attraverso il coinvolgimento diretto di un numero ben più consistente di soggetti appartenenti, tra l’altro, alle più svariate fasce di età. E un gran numero di colleghi potrebbe, così, realmente partecipare e concorrere stante la maggiore accessibilità dei requisiti curriculari.

Tali attività sarebbero inoltre svolte in tempi tecnici giusti, ben definiti e si eviterebbe inoltre agli studi professionali più consolidati la eventualità di poter incorrere in prestazioni esterne poco collaudate - come talvolta accade - laddove i collaboratori fissi in organico non siano in numero sufficiente.

Ai titolari della attività di progettazione potrebbe riconoscersi il corrispettivo per l’onere di una progettazione coordinata, come previsto dalla legge, estesa naturalmente al gruppo che renderà le cosiddette “prestazioni accessorie” così da consentire loro l’esercizio di una sana supervisione sulla qualità del lavoro svolto da altri sullo stesso tema.

Ai professionisti titolari delle prestazioni accessorie sarebbe riconosciuta la possibilità di svolgere in piena autonomia il proprio compito, seguire in tutti i passaggi tecnici l’evolversi del progetto e la opportunità di posizionarsi con maggiore consapevolezza e qualche chance ed esperienza maturata in più sul mercato del lavoro.

Antonella Palmieri

lunedì 19 ottobre 2009

Dichiarazione del consigliere Antonella Palmieri seduta 14 ottobre 2009

Al Consiglio dell’ordine Architetti di Napoli
Sede


Ritengo utile, nel rispetto di quanti hanno sostenuto con il proprio voto, il programma del gruppo di cui sono parte dichiarare quanto segue:


- Chiedo che, prima di procedere all’espressione di voto sulla composizione dell’esecutivo, così come previsto dall’attuale ordine del giorno, venga redatto con urgenza il Documento Programmatico annuale prescritto dal nostro regolamento (art.6).


- Che lo stesso sia discusso e si arricchisca, come nella natura e nella prassi di ogni contesto democratico, del contributo di tutti.


-Che, solo sulla base di tale documento che delinea un insieme di azioni chiare e fattibili a medio termine, questo Consiglio sia chiamato all’espressione di voto sulla designazione di Presidente, Segretario, Tesoriere ed eventuale Vicepresidente.


Chiedo ciò in ragione della necessità di esprimere personale sostegno o dissenso sulla base di azioni programmatiche definite e chiare stante la considerazione che tutti i componenti di questo Consiglio potrebbero, con eguale dignità, rappresentare dal punto di vista esecutivo la intera categoria e che, sulla base di un’azione definita ed efficace, l’assegnazione dei carichi di lavoro, diviene secondaria rispetto al dibattito da affrontare ed alle azioni da mettere in campo.

Sono certa che il senso di responsabilità nei confronti dei Colleghi e dell’istituto della delega che essi ci hanno conferito ci consentirà di lavorare alacremente, in maniera proficua e in tempi brevi al documento suddetto.


In mancanza o in difetto l’espressione del voto rappresenterà, per quel che mi riguarda, una modesta manifestazione di consenso o dissenso “ad personam” che trovo irragionevole se non dannosa ai fini di un sano confronto sui temi e sui problemi cogenti della professione che abbiamo il dovere di affrontare con l’urgenza e la determinazione del caso.



Napoli, 14 ottobre 2009

Antonella Palmieri

L'intervento del consigliere Salvatore Visone

Consiglio dell'Ordine del 14 Ottobre 2009

 

Cari colleghi, visti i punti all’ordine del giorno, ritengo che prima di passare alla votazione per l’attribuzione delle cariche, sia indispensabile fare un analisi obiettiva del risultato della tornata elettorale che ci ha visto protagonisti, in quanto questo risultato rappresenta senza ombra di dubbio la volontà e le aspettative della nostra categoria.

Le tornate elettorali degli ultimi venti anni hanno sempre prodotto dei risultati molto precisi ed inequivocabili, premiando totalmente un gruppo che si era dimostrato coeso ed in sintonia con le esigenze della maggior parte degli iscritti.

Per una serie di vicissitudini, chiare a quasi tutti i presenti, negli ultimi quattro anni questo gruppo si è via, via sfaldato, perdendo sempre più il contatto con la categoria, a causa di una politica ordinistica dettata da esigenze fortemente personalistiche ed in alcuni casi persino arroganti.

Tutto ciò, ha provocato un malcontento diffuso tra noi architetti, tanto che all’elezioni per il rinnovo del Consiglio si sono presentati ben 76 candidati (più diversi che hanno ritirato la candidatura), fatto che non era mai avvenuto in precedenza.

Il risultato elettorale ha rispecchiato in “toto” il malessere dilagante all’interno della categoria, bocciando la maggioranza del consiglio uscente. Parlo di bocciatura perché, come già accennato in precedenza, erano anni che la lista espressione della maggioranza del consiglio, usciva compatta dal verdetto delle urne vedendo eletti 15 candidati su 15.

Anche stavolta Pisciotta era convinto di aver costruito una lista in grado di schiacciare gli altri competitori. Ed è stato fortemente convinto di cìò, anche a scrutinio iniziato, tanto è vero che dopo lo scrutinio delle prime 500 schede, Pisciotta, (sempre più certo di vincere 15 a 0), aveva persino confidato ai suoi, che se Salvatore Visone fosse stato il primo dei non eletti avrebbe optato per l’Ordine di Napoli per non farlo entrare in consiglio. Ed invece, per il neo-candidato Visone, c’è stato un vero e proprio plebiscito di voti, ben 1274 e la lista Blu ha visto eletti 5 candidati (passati poi a 6 con la decisione di Pisciotta di optare per il Consiglio Nazionale).

Siamo passati quindi da un 15 a 0 preventivato ad un 9 a 6 che la dice lunga sull’operato della maggioranza uscente.

Ma i dati significativi su cui riflettere sono altri.

·           Dei consiglieri della maggioranza uscente solo 7 sono stati rieletti all’interno della lista Storia e Innovazione.

·           Dei cinque nuovi candidati (sezione A), che avrebbero dovuto rappresentare l’Innovazione all’interno della Lista, ben 4 sono stati bocciati e il solo Francesco Cesaro, (che ha dato tra l’altro un contributo personale fondamentale al risultato elettorale dell’intera lista), è stato eletto.

·           Nella storia delle competizioni elettorali all’Ordine degli Architetti di Napoli, a memoria, non si era mai verificato che il primo eletto non facesse parte della lista che ha avuto la maggioranza dei consiglieri eletti.

·           Per di più, non era mai avvenuto che il Presidente uscente e l’ex Presidente, (che ha retto le sorti dell’Ordine nell’ultimo decennio), fossero surclassati con 266 voti di scarto il primo e 153 il secondo, da un candidato presente per la prima volta ad una competizione elettorale.

Possiamo quindi affermare che, date le aspettative, per la Lista Storia e Innovazione questa elezione è stata una vera e propria debacle e sarebbe quindi improponibile un esecutivo che ricomprenda, (per l’ennesima volta), gli stessi attori che sono stati i principali responsabili di questa bocciatura, ma sarebbe invece auspicabile una completa “innovazione”, coinvolgendo in prima persona le due “new entry” della lista, il cui entusiasmo e le cui idee sono sicuramente più vicine alle mutate esigenze della professione contemporanea.

Ma considerato che, la politica professionale portata avanti da questo gruppo che si autodefinisce “storico”, non è più condivisa dalla gran parte degli elettori, io credo che sia fondamentale rimandare il 3° capo all’Ordine del giorno (relativo all’attribuzione delle cariche) e aprire invece un ampio dibattito basato su un programma condiviso, da portare avanti tutti insieme in questo mandato elettorale, dando spazio a idee e soluzioni che diano risposte concrete alle mutate esigenze di una categoria professionale che sta attraversando un momento veramente critico.

Riguardo a ciò, sarebbe opportuno che questo dibattito debba riguardare principalmente le seguenti tematiche:

Tutela della professione. (Penso ad un Ordine che si occupi della professione a 360 gradi e che ci tuteli all’interno di tutti i centri decisionali e di potere, pubbliche Amministrazioni e privati, in modo da garantire una distribuzione equa e principalmente “corretta” degli incarichi).

Riaffermazione della “Leaderschip professionale”. (Rivalutare la figura dell’Architetto in modo da riconquistare quella “Leadership” culturale e professionale che ha perso in conseguenza della scellerata politica, portata avanti nell’ultimo decennio, e che ha fortemente penalizzato la nostra professionalità a favore delle Società di Ingegneria e delle lobby politico-affaristiche).

Conflitto di interessi. (Onde evitare un palese conflitto di interessi, andrebbe vietata ai componenti del Consiglio la partecipazione ai Concorsi di Progettazione banditi su Napoli e Provincia, consentendo invece agli stessi di far parte di tutte le Commissioni giudicatrici, in modo da privilegiare, sempre, la “qualità del progetto di architettura” rispetto ad eventuali interessi di parte).

Formazione. (La Formazione deve essere accessibile a tutti in quanto considerata “bene di prima necessità”. Per tale motivo auspico che siano drasticamente ridotti i prezzi per i corsi di formazione organizzati dalle nostre rappresentanze, con particolare riguardo ai giovani iscritti che già si dibattono con le mille problematiche di un inizio professionale).

La Casa di tutti gli Architetti. (Immagino un Ordine democratico e pluralistico, sede in cui si pianificano nell’interesse dell’intera categoria le strategie di politica professionale, luogo dove andare “con piacere”, per motivi professionali, formativi, culturali, punto di riferimento per noi architetti. Auspico che l’Ordine torni ad essere la “Casa di tutti gli Architetti” e non più un “Club esclusivo” per  pochi intimi.

Solo dopo aver dibattuto e stilato un programma “condiviso”, si può affrontare il delicato tema dell’esecutivo, che ribadisco, va scelto in base ad un “programma” e non in base mere pretese personalistiche.

giovedì 15 ottobre 2009

LA POSTA DEL CUORE...

Pubblichiamo il carteggio tra i colleghi Nicola Pagliara e Vincenzo Perrone su incarchi, politica e rappresenza professionale. Ci sembra interessante divulgare quelle che sembrano "lettere aperte" ma qualora non lo fossero saremo lesti nel rimuoverle dal blog.

"Si precisa che il titolo dato a questa temporanea rubrica è in linea con il registro ironico-surreale di altri spazi del nostro blog. I contenuti della stessa sono invece da ritenersi estremamente interessanti e finalizzati ad attivare un dibattito serio sui problemi della Professione cui ci auguriamo faccia piacere in molti partecipare"

CUORENEWS: Una Risposta di Pasquale Belfiore. (a fondo pagina)

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Napoli, 28 settembre 2009

Ai Consiglieri dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Napoli

Piazzetta Matilde Serao

Napoli

E p.c. Assessore Dott. Nicola Oddati

assessorato.cultura@comune.napoli.it

Assessore Prof. Arch. Pasquale Belfiore

assessorato.edilizia@comune.napoli.it

Ad elezioni concluse con un numero di votanti assolutamente anomalo rispetto al resto d’Italia, si è finalmente configurato l’assetto del nuovo Consiglio dell’Ordine degli Architetti. Non sarà difficile costruire la nuova maggioranza con l’ormai decano Presidente Paolo Pisciotta.

Non sono le rare novità che questo Consiglio contiene con i suoi due gruppi che dovrebbero contrapporsi; le anomalie sembrano invece di due tipi: il primo è l’altissimo numero dei votanti che poteva significare speranza in un rinnovo radicale di un Consiglio ormai stabilizzato da anni: il secondo (connesso al primo) è che la mancanza di lavoro dovuta soprattutto alla crisi che ci attanaglia, ha spinto molti a cercare una leadership che prefigurasse una corretta distribuzione del lavoro, soprattutto in vista del mare di danaro che sta per piovere in città sia sul centro storico e sia con la legge sugli interventi di riuso del tessuto urbano.

Il risultato invece, al di là di ogni previsione possibile è stato quello di mantenere lo “status quo” il che dimostra la piena soddisfazione nei riguardi di gestioni precedenti.

A questo punto, per iniziare correttamente questo nuovo mandato, i suoi membri, dovrebbero esprimere senza mezze misure il loro punto di vista sui metodi per la distribuzione degli incarichi e questo soprattutto per il disagio generale (fatto poche eccezioni) nel quale si dibatte la classe professionale. In che modo l’Ordine intende svolgere iniziative volte a togliere dalle mani di gruppi potenti il controllo degli incarichi professionali almeno sulle due possibilità che si stanno aprendo in Città e in Provincia?

La nuova massa di laureati (8.000 circa), incontrollata nelle sue prestazioni è costretta ad accordi sempre più spregiudicati, richiede la presenza di un Ordine forte (fisicamente e moralmente) che dedichi l’impegno che ha voluto assumersi, al controllo di come la politica, intenderà esprimersi. Non posso che rallegrarmi che la maggioranza dei Consiglieri rappresenta una cultura democratica, con la quale ho sempre sperato che fossero a priori rifiutate lobbies di potere orientata solo nei

confronti di alcune elite professionali. E questo è possibile solo se i suoi rappresentanti sono liberi da ogni dipendenza sia di lavoro e sia politica.

Dell’Ordine ho sempre avuto un rispetto assoluto ed anche oggi che nuvole si addensano sul nostro futuro, tuttavia ritengo che non sarà facile dissipare.

L’Ordine così come è oggi configurato, di fatto non ha più ragione d’essere e l’unico modo per riprendere credibilità, non sarà certo l’istruzione della camera arbitrale. C’è bisogno che con un rigoroso atteggiamento morale e responsabile applichi un metodo etico di controllo e di denuncia circa i modi con i quali è gestito il rapporto politica e professione, se non altro per fugare le preoccupazioni che si sono accumulate in questi ultimi mesi.

Nicola Pagliara

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Napoli, 7 ottobre 2009

Al Consiglio dell'Ordine

degli Architetti PPC della Provincia di Napoli

infonapoli@archiworld.it

e p.c. Assessore Dott. Nicola Oddati

assessorato.cultura@comune.napoli.it

Assessore Prof. Arch. Pasquale Belfiore

assessorato.edilizia@comune.napoli.it

L'associazione "Studio 147" ha divulgato una missiva del Prof. Nicola Pagliara (Presidente "onorario" della medesima associazione) indirizzata ai Consiglieri dell'Ordine degli Architetti appena eletti (ai quali rinnovo i miei auguri di buon lavoro) e inviata, per conoscenza, agli Assessori Nicola Oddati e Pasquale Belfiore.

Il Prof. Pagliara, non a torto, ritiene che siamo " ... in vista del mare di danaro che sta per piovere in città sia sul centro storico e sia con la legge sugli interventi di riuso del tessuto urbano". Infatti, potrebbe, a breve, essere varato il Programma Integrato Urbano per il Centro Storico di Napoli - noto col nome di "PIU-Europa" - per il quale sono stati già stanziati 240 milioni di euro, con la previsione di superare i 500 milioni alla fine del programma.

Il Prof. Pagliara si domanda (o domanda ai destinatari della lettera):

"In che modo l'Ordine intende svolgere iniziative volte a togliere dalle mani di gruppi potenti il controllo degli incarichi professionali almeno sulle due possibilità che si stanno aprendo in Città e in Provincia?".

La domanda lascia intendere che, almeno nei due casi suddetti, esistano "gruppi potenti" in grado di avere "il controllo degli incarichi professionali" e il Prof. Pagliara sembra fare voti affinché dalle mani di tali, non meglio precisati, "gruppi potenti" l'Ordine strappi quanto gli stessi avrebbero già agguantato (parrebbe, compiendo sulla lettera del Prof. Pagliara un non facile sforzo interpretativo, almeno un'ipoteca su parte degli incarichi professionali legati alle "due possibilità che si stanno aprendo in Città e in Provincia").

Il Prof. Pagliara parla in base a sue "sensazioni" oppure è "persona informata dei fatti"? Se fossero "sensazioni" (o presentimenti o forme di precognizione o frutto di altre capacità paranormali) non condivido il modo usato dal Prof. Pagliara di palesarle, con una lettera ai neo Consiglieri, inviata agli Assessori suddetti e portata anche a mia conoscenza (provocando questa mia "reazione") perché crea un clima di sospetto di cui questa città non ha alcun bisogno ed intralcia l'opera degli Amministratori, tra i quali un valoroso e stimato Collega (che conosco e apprezzo da almeno un quarto di secolo e che deliberatamente non ho chiamato in occasione delle recenti elezioni per il rinnovo del Consiglio dell'Ordine, non per snobismo ma per tenerlo fuori e al di sopra delle parti). Sappiamo benissimo come sia difficile, in questa sciagurata città, concretare qualcosa di buono e quanto deprimente ed inopportuna sia la bagarre che si scatena allorché stanno per essere conferiti incarichi professionali (portati, in questa circostanza, a conoscenza di tutti e non, come avvenuto in passato, di un ristretto numero di privilegiati). Io auspico la più ampia partecipazione al lavoro ed, in soldoni, dico: "Conferite gli incarichi a chi volete voi, ma al più ampio numero possibile di Architetti, in maniera da alleviare la condizione di disoccupazione in cui versano molti Colleghi, sostenendo in modo particolare i giovani (categoria alla quale, con mio sommo rammarico, non appartengo)".

Se, invece, il Prof. Pagliara fosse "persona informata dei fatti" avrebbe il dovere di precisare con nomi e cognomi chi sono i componenti dei "gruppi potenti" che, come mi è sembrato di capire dalla sua lettera, nientedimeno eserciterebbero "il controllo degli incarichi professionali" e che avrebbero in mano qualcosa che il nuovo Consiglio dell'Ordine dovrebbe prontamente sottrarre loro.

Invito pubblicamente il Prof. Pagliara ad esplicitare la sua lettera, che non comprendo cosa sia. Una denuncia? Un invito a cambiare rotta nel "mare di danaro che sta per piovere in città"? Un'informativa che intende fornire, lodevolmente, a una categoria in affanno? Un voto augurale? Quali obiettivi il Prof. Pagliara si prefigge? Lo vuole dire? Vuole ottenere - come voglio io - una auspicabile ampia partecipazione al lavoro? Che cosa propone in merito al conferimento degli incarichi? Possiamo sapere i criteri che suggerisce?

Il Prof. Pagliara ha ragione, quando al termine del suo scritto, dichiara che occorre un rigoroso atteggiamento morale, un metodo etico di controllo e "di denuncia circa modi con i quali è gestito il rapporto politica e professione", ma le denuncie non possono essere vaghe e generiche. Devono, invece, essere precise e circostanziate.

Quando si adombrano i pericoli ai quali il Prof. Pagliara fa riferimento ("gruppi potenti" che avrebbero "il controllo degli incarichi professionali", se le parole hanno ancora il loro significato) e lo si denuncia, si dovrebbero fare nomi e cognomi e descrivere circonstanziatamente i fatti.

Altrimenti, a mio giudizio, è preferibile tacere.

Conoscendo la statura morale e l'onestà intellettuale del Prof. Pagliara (Relatore della mia tesi di Laurea, oramai, purtroppo, 34 anni fa) non dubito che voglia produrre una seconda e chiarificatrice missiva, che mi auguro sia inviata a tutti noi da "Studio 147" (che ci sommerge di informative non sempre interessanti, auguri di Natale e di Pasqua, inviti acocktail e quant'altro).

Ben venga, invece, un'incisiva azione a difesa della Categoria e l'esplicitazione della "segnalazione" in parola, che mi sembra piuttosto incomprensibile ed altamente opinabile.

Tramite una seconda comunicazione, assai meno criptica della prima, il Prof. Pagliara potrebbe aiutare, forse, il neo eletto Consiglio dell'Ordine a svolgere la sua opera con maggiore incisività e potremmo tutti collaborare al raggiungimento di quegli alti obiettivi, morali e culturali, che il Prof. Pagliara si prefigge. Credo, infine, che gli Assessori chiamati in causa dal Prof. Pagliara (specie adesso che la sua lettera ha avuto la più ampia diffusione) non possano "incassare" le osservazioni dello stesso senza sentire il bisogno di fornire qualche chiarimento (che - se gradito - mi impegno a divulgare con le stesse modalità con le quali diffondo questo mio scritto).

Agli Amministratori suddetti assicuro la collaborazione mia e dell'associazione campaniArchitetti,

che ho l'onore di presiedere, ad una sola condizione: non ricevere nulla in cambio, operando con disinteresse alla determinazione di un migliore destino per la nostra amata città e per la Categoria professionale.

Cordiali saluti.

Vincenzo Perrone

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Napoli, 9 ottobre 2009

Gent.mo

Prof. Arch. Vincenzo Perrone

Ai Consiglieri dell’Ordine

degli Architetti della Provincia di Napoli

Piazzetta Matilde Serao

Napoli

Assessore Dott. Nicola Oddati

assessorato.cultura@comune.napoli.it

Assessore Prof. Arch. Pasquale Belfiore

assessorato.edilizia@comune.napoli.it

Caro Vincenzo, ricevo la tua lettera e ti rispondo in tempo reale come ci consentono i mezzi di comunicazione che ai nostri tempi erano appena immaginabili.

La tua reazione sinceramente è sopra le righe anche perché avresti potuto contestarmi con gli stessi argomenti durante la mia audizione all’Ordine (eri seduto affianco a me, se non erro), ma sei rimasto in un silenzio inquietante. Parafrasando Voltaire, ti scrivo perciò una lettera breve perché non ho il tempo di scriverti una lettera lunga (ma non ne ho neppure la voglia!).

I punti della tua lettera però che mi intrigano sono due:

“Conferite gli incarichi a chi volete voi, ma al più ampio numero possibile di Architetti” tralascio il seguito della frase perché fa parte della mia battaglia fin qui mai affrontata da altri , ma con ben altri argomenti…

Ecco quello che volevo dirti, è di cercare di togliere dalle mani delle clientele una assegnazione discriminante che ormai è prassi consolidata. Io non so se ci sono “potentati”, ma se non ci sono vedremo nel tempo come andranno le cose e forse sarà tardi per lamentarsi.

Ma che ci sia qualcosa che non va, ti sia sufficiente un esempio personale: nonostante credo di godere un’ottima reputazione professionale conquistata sul campo è dal ‘95 che né l’Amministrazione Comunale, né quella Regionale, né quella Provinciale, né altri Enti pubblici, hanno ritenuto di chiamarmi se non altro per una consulenza!

Eppure sono onorevolmente sopravvissuto! Provateci anche voi se ne avete le palle!

Il secondo punto (e mi batterò per questo) è riferito sempre alla tua lettera e per la quale meriti una risposta.

La mia è una “informativa che intendo fornire –lodevolmente- , a una categoria in affanno”. Tutto qui; il resto è silenzio!

Sinceramente dispiaciuto per la tua mancata conferma tra le fila dei neo consiglieri dove hai dato tanto, ti rinnovo la mia stima ed il mio affetto di sempre.

Nicola Pagliara

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Ai colleghi architetti
Allo “Studio 147”



Chiamato ancora una volta in causa come assessore del Comune di Napoli sul tema dei futuri incarichi professionali per il restauro del centro storico, ancora una volta confermo le stesse cose, dette pubblicamente in convegni e forum, scritte sui giornali. Per quanto mi compete, gli incarichi professionali saranno dati con bandi di gara, con concorsi di progettazione, comunque con dispositivi fondati sul libero e trasparente confronto di proposte, curricula e progetti. Con la sola eccezione di progetti già esistenti presso le pubbliche amministrazioni, redatti dagli uffici o acquisiti per il passato attraverso concorsi d’evidenza pubblica. In tal caso, la loro utilizzazione è d’obbligo. Trovo del tutto impropria (singolare, fantasiosa, un po’ dadaista, insomma), la soluzione del sorteggio. Affidereste il progetto della vostra casa ad un architetto/ingegnere sorteggiato tra i tre-quattrocentomila professionisti italiani iscritti agli Ordini?
Qualcosa di simile si propone per un settore ben più complesso e importante quale quello dei beni monumentali. Ho convocato per i prossimi giorni i Presidenti degli Ordini degli architetti, ingegneri, geometri e periti edili di Napoli e provincia per costituire il gruppo di consulenza che assisterà il Comune nella formazione di bandi e concorsi. Lo avevo annunziato a luglio e l’ho fatto ora. Solo una osservazione a margine delle accorate e preoccupate parole di Nicola Pagliara che invita l’Ordine a vigilare contro i “gruppi potenti” nei quali, verosimilmente, dovrei militare come assessore al centro storico di Napoli e dunque, come colui che, verosimilmente, avrà il potere di decidere gli incarichi. Non sono potente e non sono in gruppo. “Sono” un professore universitario e “faccio” l’assessore. Quest’ultima è per me un’esperienza limitata nel tempo, di assoluto interesse umano, politico, culturale, un’esperienza faticosamente esaltante. Se riuscirò ad applicare il sistema concorsuale sopra descritto, gli unici potenti saranno i professionisti più bravi. Prospettiva, questa, davvero inedita (rivoluzionaria, insomma). Questa, più che il sorteggio, mi sembra prospettiva auspicabile.

Un cordiale saluto
Pasquale Belfiore

martedì 13 ottobre 2009

L'indagine sugli Albi prepara la riforma


Testata:Il Sole 24Ore
Data:13-10-2009
Autore:Angela Manganaro

Il parlamento si dà due mesi di tempo per scrivere una riforma attesa da 26 anni. La riunione delle commissioni giustizia e attività produttive della Camera di oggi avvia l'inchiesta conoscitiva che dovrebbe portare a un testo di riordino delle professioni italiane. (...) Il progetto base è l'atto della Camera 503 firmato da Maria Grazia Siliquini, penalista torinese, relatrice presso la commissione giustizia e madre del progetto di riforma presentato nel 1998. (...)

Contenuti e tempi
I punti. Previste società di professionisti, agevolazioni fiscali ed economiche per affrontare la crisi, distinzioni tra imprese e professionisti che diventano parte sociale. (...)

clicca sull'immagine per ingrandirla

venerdì 9 ottobre 2009

ADA – Associazione Donne Architetto – Napoli

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Gentili Colleghe,

L’Associazione Donne Architetto, dopo qualche anno di attività ha deciso di darsi un nuovo assetto; lo scopo di tale sforzo è di divenire più efficaci e di meglio interpretare le necessità e i disagi della professione al femminile.

In questo momento storico è infatti importante far sentire, in modo costruttivo ma forte, la nostra voce sui temi professionali, culturali e civili.

Si è, pertanto, varato lo schema organizzativo che di seguito riportiamo: esso vuole essere solo un palinsesto che si arricchirà dei contributi di idee di tutte coloro che intendono collaborare.

Nell’arco temporale di un anno ci siamo date pochi fattibili obiettivi, proporzionali ad una Associazione che non gode di alcun finanziamento né pubblico né privato e che possono essere di seguito elencati. A ciascuno di tali obiettivi corrispondono le 5 sezioni organizzative che l’Associazione si è data, al fine della valorizzazione di:

1) Professione libera al femminile mediante creazione di una rete di donne architetto al fine della formazione di gruppi di progettazione da proporre per inserimento elenchi di disponibilità presso i Enti pubblici e Privati nonché per la partecipazione a gare di progettazione e per la circolazione delle informazioni. ( referenti arch.Diana Melotti - arch.Antonella Palmieri)

2) Professione di Docenti Universitarie attraverso azioni dedicate alla divulgazione dell’attività svolta, degli esiti di ricerca scientifica e di formazione ottenuti e in itinere (referente arch.Emma Buondonno)

3)) Attività delle Donne Architetto impegnate nella Scuola attraverso la diffusione delle opportunità di collaborazione esterna agli Istituti didattici, l’Istituzione di Laboratori, partecipazione a Bandi dedicati, formulazione di proposte attinenti la propria attività da portare all’interno delle scuole; (referente arch.Giovanna Farina)

4) Professione delle Donne Architetto nella Pubblica Amministrazione attraverso un’analisi delle loro problematiche in seno agli Enti Pubblici e la divulgazione del loro operato.

5) Atttività artistiche svolte dalla Professioniste Donne nel campo del design e dell’arte attraverso una ricognizione della produzione esistente e la promozione del loro lavoro; (referente Arch.Mina di Nardo)

6) attività delle professioniste più giovani (entro i 35 anni) e le loro necessità formative e di avvio o riavvio alla professione attraverso un’azione di tutoraggio, tirocinio e trasferimento di competenze ed informazioni. (referente arch.Deborah Ciancio)

Vi invitiamo a farci pervenire i Vostri suggerimenti per l’ampliamento e la migliore focalizzazione delle tematiche nonché la vostra disponibilità a collaborare ad i singoli settori individuati entro l’8 novembre 2009.

Per ogni comunicazione e per essere contattate Vi preghiamo di scriverci alla seguente email adanapoli2@alice.it e di fornirci nominativi e recapiti telefonici.

Emma Buondonno

Deborah Ciancio

Mina di Nardo

Giovanna Farina

Diana Melotti

Antonella Palmieri

domenica 26 luglio 2009

Ne pensiamo: speriamo bene

Abbiamo incontrato oggi, il giorno 24, "ventiquattro e di colpo inopinato", tra le undici e le dodici e trenta di questo rovente luglio, Pasquale Belfiore.

Perché ha voluto riceverci?

Perché il collega Fulvio Ricci che proviene da esperienze politiche extraparlamentari chiama e chiede incontri. E fa bene a farlo. Senza di lui noi non l'avremmo chiesto.

Belfiore ha ricevuto Coordinamento Architetti, l'ADA, Libera Architettura.

Non uso titoli: né professore, né assessore: perché Belfiore è intellettuale raffinato e io ricordo la bella intervista a Citati a "Che tempo che fa" su Rai Tre. A lui il dott. Fabio Fazio, con un atteggiamento sospeso tra il riverente e l'entusiasta contrattualizzato (dalla Rai) chiedeva e (gli) chiedeva il titolo con cui poteva appellarlo durante l'intervista.

Citati rispose schivo: "mi chiami Citati".

E dunque Belfiore ci ha spiegato; ci ha messo al corrente fuori da ogni demagogia, nel dettaglio, della idea che struttura quella che definiremo "operazione centro storico".

Che ne pensiamo?

Ne pensiamo: speriamo bene.

Che può fare una associazione di architetti? Può mettere a disposizione di tutti i curricula dei propri soci e dei propri simpatizzanti, sperando che bastino.

Che possono fare due associazioni di architetti? Manifestare il proprio interesse secondo le procedure che sono state stabilite.

E tre Associazioni? La rivoluzione.

Ma non contro procedure legittime che il Comune e la Regione certamente metteranno in atto. Né, tanto meno, contro Belfiore.

Contro una legge che misura la qualità con la quantità (codice appalti), che domani mattina chiederà numeri e non lettere né impegno, contro l'istituto dell'appalto integrato che mette insieme il diavolo e l'acqua santa (che non verrà, però, utilizzato per le procedure del nostro centro storico).

E poi? E poi che possono fare? Possono essere vigili, attente, collaborative e pungolatici perché quanto è nelle intenzioni sincere sia poi nei fatti.

Perciò speriamo bene.

Noi (il plurale è "modestiae" non, per ovvi motivi, "maiestatis") apparteniamo a una generazione che ha provato bene sulla propria pelle che cosa significa "fare l'architetto". Sappiamo bene che con il nostro lavoro non riusciamo che a sopravvivere. Ma non importa. Questo non conta. Anche perché è l'unica cosa che sappiamo (talvolta) e possiamo fare.

Questa attenzione al tema non comincia, pertanto, per "I" come incarico, non comincia per "V" come visibilità. Comincia per "D"come dignità. Un po' di dignità. Non tantissima. Come un po' di Giustizia, non troppo, con " B" di Bellezza, un po' di Bellezza intesa come ricerca, come - si direbbe in gergo giuridico- "obbligazione di mezzi e non di risultati".

E poi, non ce ne voglia Belfiore, c'è anche un'altra questione che sussurriamo con pudore: ….c'è che il centro storico di questa martoriata città è, come lei ben sa, "il cuore del nostro cuore": è, come dire, di tutti, e fuori da ogni retorica e retrospettiva storica, è il mio, il tuo, il suo, e di tutti quelli che in questo momento ci leggono.

Tutto qui. E non è poco.

In attesa degli asili nido i piccoli scriveranno, come solo loro sanno fare, una manifestazione di interesse per " la Casa della Nutella". Hai visto mai che il sogno diventi realtà?

Certo, se fossimo a Parigi…….

"Ourvuare"

Antonella Palmieri

sabato 27 giugno 2009

Se fossimo a Parigi

Se fossimo a Parigi, in una stanzetta del secondo piano della” Maison de la Ville” o chissà dove, troveremmo appesi al muro i grafici che descrivono un progetto per il centro storico; capiremmo quale è la idea generale operativa e, puntando il dito, magari su un touch screen, visualizzeremmo l’area dove si tenta una rifunzionalizzazione, quella in cui prevale la messa in sicurezza, più giù capiremmo che si riconnette il tessuto urbano, più avanti si ripristina…, a destra si scava; insomma rintracceremmo una logica, né buona né giusta: una idea organizzativa da condividere o meno.
Avremmo anche un piano generale di cantierizzazione sostenibile per far sì che gli abitanti prendano coscienza di quanto si farà, collaborino e soffrano i minori disagi possibili per il minor tempo compatibile con quello che si vuol fare.
Se fossimo a Parigi forse ci sarebbe anche una maquette, chissà… dove privati cittadini, tecnici, curiosi, arrabbiati, entusiasti, pensatori liberi e non potrebbero, volendo, andare e capire con immediatezza.
Mi chiedo, a Napoli, dove è visibile tale materiale. Non chiedo la luna: chiedo un indirizzo con un numero civico, una stanzetta e qualche informazione. Dovuta, credo , al fine di prendere atto del faticoso lavoro fatto nel tempo da altri, ringraziarli e, se del caso, far sentire la mia approvazione o il mio dissenso.
Sono certa che questo indirizzo esiste perché se non esistesse dovremmo seriamente preoccuparci.
Avremmo alcuni numeri (importo dei vari finanziamenti), avremmo un consistente numero di preesistenze su cui dover intervenire, un tessuto urbano in sofferenza evidente, e in mezzo? In mezzo, se non ci fosse una idea ordinatrice e informatrice chiara, che ci sarebbe, l’arrembaggio? L’abbinamento a sorte tra edificio, finanziamento e, magari, tecnico incaricato? Un sorteggio e tre piccioni? Una solita “cabina di regia”? Magari su di un documento condiviso chiuso all’interno delle tavole di concertazione? Non può essere.
Deve esserci questo posto, magari modesto, in cui tutto è chiaro, ordinato, pronto, visibile, dove il lavoro svolto ha preso forma, come accade in tutte le città civili.
Infuriano intanto sui giornali (ed è un bene) diverse visioni sull’argomento e entra, di soppiatto ma con la forza del caso, una domanda, anche questa semplice: chi opera dal punto di vista tecnico? Come dire, chi progetta? E’ una domanda interessante.
Escluso il sorteggio “tre piccioni”mi chiedo che accadrà. Lungo elenco quello dei professionisti… Come si procederà? Certamente, come per legge, mediante il confronto a cinque sotto i centomila euro? Gara sopra soglia? Insomma secondo la bisogna? C’è già qualche progetto pronto? C’è quasi sempre qualche progetto già pronto da poter utilizzare, magari buono. Insomma che si fa? Queste procedure amministrative richiedono un proprio tempo tecnico ineludibile che sarà stato ovviamente calcolato. C’è un posto dunque dove è possibile attingere tali informazioni sulla procedura dedicata e delicata ? E’ il secondo indirizzo che sarebbe utile avere. Oppure, mi chiedo, per ottimizzare le risorse, esso è stato situato nella stanza accanto a quella della Maquette?
Quando sui giornali appaiono (a febbraio, come i più volenterosi potranno riscontrare) articoli del tipo “Pronti a partire per il Centro Storico”, che vuol dire? Che tutta la fase ideazione/organizzazione è stata espletata? La comunicazione, devo dire, risulta meno curata ma… non si può avere tutto. Gli sforzi di chi ha pensato non sono adeguatamente diffusi né valorizzati. E non si può farlo attraverso qualche rapido convegno sul tema… Come dire è mezzo inefficace e si sa bene.
Comunque è un gran risultato: Bene, anzi Benissimo. E le forze retrive e picconatrici in questa città non inizino a salmodiare e a remare contro. Chi può intoni un Alleluia, gli altri tema libero. Manifestazioni di giubilo invadano le strade!
Certo se così non fosse… Ma non è possibile neanche pensarci, se così non fosse la materia si farebbe incandescente, indecente, inaccettabile, impraticabile, insopportabile. Ma no, ma no, avremo la nostra maquette.
In mancanza avremmo un terzo, unico indirizzo, cui rinviare la faccenda. Uno solo.

Antonella Palmieri

venerdì 26 giugno 2009

(per) bocca di Rosa

240 milioni, prelevati dalla misura 6.2 del Por 2007-2013, sono gli investimenti previsti sul patrimonio edilizio, architettonico e cul­turale della città. Un ulteriore investi­mento complessivo di 140 milioni è destinato al miglioramento della mobilità (Ztl, parcheggi) o aiuti alle imprese in par­ticolare della zona Mercato e ai Quartieri Spagnoli (Pro­getto Bassi). Il Programma integra­to urbano o Piu-Europa per Napoli, altrimenti detto Grande Programma per il Centro Storico, impegna oltre 68 milioni sul re­stauro di chiese e complessi conventuali e sulla rifunzio­nalizzazione ad uso culturale di edifici pubblici, 40 milio­ni, compresa, ad esempio, la sistemazione definitiva dell’ex Ospedale militare ai Quartieri Spagnoli ed altri 171 milioni sulla «accoglienza», investendoli ancora su edifici religiosi ma destinati a diventare residenze stu­dentesche e alberghiere, o sull’arredo e la riqualificazio­ne di spazi urbani, su scavi archeologici (come l’Antica­glia), sulla sicurezza urbana (illuminazione) e la riqualifi­cazione delle aree mercatali storiche.

Lascio ad altri la facoltà di fare i conti ma sono parecchi soldini, oltre 500 milioni di euro. L'occasione è ghiotta e allora i soliti noti, supportati o a supporto dal gruppone di turno, scendono in campo con lettere e propositi di ottimi intenti. Ma si sa che la gente dà buoni consigli se non può più dare cattivo esempio…

La politica degli annunci vuole che a settembre si aprano i cantieri, vabbè… lasciamo stare questo aspetto. Ma i progetti? E gli incarichi? E allora tutti a parlare di qualità, trasparenza, persino il parroco che non disprezza, fra un miserere e un'estrema unzione, il bene effimero della bellezza, la vuole accanto in processione.

Del programma si sa poco così come poco si apprende dagli scarni comunicati stampa circa i “tavoli” ufficiali. Ma una notizia, un po' originale che evidentemente non ha bisogno di alcun giornale perché come una freccia dall'arco scocca e vola veloce di bocca in bocca, è stata ribadita con fermezza: nessuna demolizione. E pure a girare per i vicoli del centro storico si notano edifici post bellici che oltre a sferrare un pugno nello stomaco sono anche ridotti male dal punto di vista della vivibilità e della manutenzione e nessuno dotato di un minimo si senno può pensare che liberare qualche migliaia di metri quadri possa compromettere la severa teoria della scacchiera ippodamea… Probabilmente si intende evitare le complicazioni derivanti dallo spostare alcune centinaia di famiglie, come sarebbe doveroso nello scandaloso caso della muraglia di Piazza Mercato, a discapito di cultura, accoglienza, vivibilità e pubblica utilità. Speriamo vivamente di essere smentiti.

Tornando agli incarichi e senza polemiche crediamo che il sorteggio abbia avuto scarsi risultati in termini di cambiamento e novità, tant’è che come criterio di affidamento ha avuto vita ancora più breve del felice periodo bassoliniano. Anche la proposta delle “tre fasce professionali” controllate dall’Ordine appaiono incastri macchinosi e non assicurano obiettivi di qualità. Così come le gare con il “prezzo più basso” o con il “criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa”.

Allora non ci resta che (piangere?) il concorso. Ma un concorso snello, veloce, in forma palese e sottoposto al giudizio della cittadinanza. Una tavola, a matita, disegnata da una mano collegata ad un cervello, che rispetti un quadro economico preciso e circostanziato e un’accorta indicazione prestazionale per ogni ambito di intervento. Vuoi vedere che si chiariscano meglio tutti questi fantasiosi programmi?

(E fu così che da un giorno all'altro bocca di rosa si tirò addosso l'ira funesta delle cagnette a cui aveva sottratto l'osso)

Luciano Marini

sabato 20 giugno 2009

Utopia – Eresia – Bellezza

L'INTERVENTO DI MARIO PERSICO AL CONVEGNO "LA CITTA' E LA METROPOLI" DEL 18 GIUNO


di Mario Persico

Chiedo scusa per non poter essere qui con voi, ma una stenosi intestinale mi ha costretto a ricoverarmi e a constatare di persona che la vita degli esseri umani e degli animali dipende inevitabilmente dalla defecazione.
Il mondo, ahimè, è edificato sulla merda. E questa non è né utopia né eresia. Del resto, la “merda” e la “Merdre” di Jarry differiscono per una sola “r”.
Ho ritenuto pertanto opportuno essere presente con un mio breve e certamente banale scritto sul tema che vi accingete ad affrontare. Tuttavia mi sento un intruso fra tanti specialisti e uomini di cultura: io sono soltanto un pittore con qualche curiosità e un po’ di disordinate letture alle spalle.


L’Utopia, a mio avviso, è il prodotto di un pensiero libero da qualunque potere religioso o politico. E’ sempre esistita; non a caso uno degli esempi di utopismo più evidente è La Repubblica di Platone del IV secolo a.C., anche se il termine è stato coniato, se non vado errato, nel ‘500.
Sul termine vi è stata un’interrotta disputa filologica che dimostra che l’Utopia non è un sistema chiuso anche se ancora oggi prevale la convinzione che essa è sinonimo di chimerico, irrealizzabile, impossibile. Gli utopisti sono considerati dei visionari, privi del senso di realtà, e questo probabilmente perché la realtà che nominiamo è ritenuta prendibile, mentre essa non è altro che la fluttuazione di uno sbiadito intreccio di teatro d’ombre dove un piccolo fremito, un alito di vento, può distorcere in anamorfosi illeggibile l’immagine che credevamo di avere conquistata. La realtà è, esiste; forse dipende dal silenzioso determinismo della natura, ma per noi essa è intraducibile, indicibile, allusa ed elusa dalla profusione di metafore grazie alla quale reperiamo la forza di sopravvivere. E’ il potere politico a fare di tutto per raggiungere la metafora definitiva e quindi la convinzione dell’esistenza di una realtà assoluta, per poter imporre la propria onnipotenza e tracotanza. Molta arte nasce dalla consapevolezza dell’implausibilità del reale e per questo la vedo vicina alla grande scienza. Penso all’indigenza allusiva che lo stesso Einstein riscontrava nei segni della sua formula della relatività. Si tratta allora dell’indigenza del lavoro intellettuale , l’indigenza della condizione umana, della consapevolezza di una distanza incolmabile della verità dal reale, di quel coraggio di tenere aperta la ferita tra sé e il mondo. Se non ricordo male è stato Adorno a parlare per primo della capacità di “mantenere lo sguardo fisso all’orrore”.
Bene, checché ne pensino gli scettici, la Patafisica, questa strana scienza delle soluzioni immaginarie, ha sempre saputo riumanizzare l’orrore attraverso l’ironia, il riso, la comicità, lo sberleffo.

L’Utopia non può esistere senza immaginazione. L’ “immaginazione -ha scritto Bachelard- più che inventare cose e drammi, inventa vita nuova; apre occhi che hanno nuove possibilità di visione”.
L’immaginazione dei patafisici non è quella indotta da sistemi culturali dipendenti dalle grandi autocrazie bensì dalla capacità di osservare il mondo da un’angolazione visuale diversa e, quindi, tesa a mettere in campo quelle linee di fuga che modificano il gioco relazionale del potere e di qualunque controllo. In questo senso anche l’Eresia è, in qualche modo, utopistica poichè tende a porre in crisi il dogmatismo di poteri non solo religiosi.
Di eretici la storia del mondo è piena (penso a Galilei, a Bruno, a Moro), persone che pensavano col proprio cervello. Libertà, questa, che oltre a porre in discussione convinzioni prive di qualunque concreto supporto è spesso riuscita a produrre fessure e interstizi nel corpo possente delle istituzioni di potere, attraverso cui è stato possibile insinuare l’inattendibilità di qualunque certezza e a praticare metodi eretici. Quindi ritengo che l’Utopia e l’Eresia sono l’essenza della cultura, la volontà di andare oltre ciò che riteniamo di conoscere, quell’ “andare verso un fantasma” di cui ha scritto Paul Valery nella bella lettera sui miti. La buona cultura è sempre utopistica; penso a Rabelais, Swift, de Bergerac, Ducasse, Roussel, Gaudi, Satie, Buñuel, Leger, Clair, Duchamp, Ernst e altri ancora tra cui Jarry, Vian, Queneau, Baj - ma l’elenco potrebbe continuare per parecchio.

Circa la Bellezza devo dire che mi riesce difficile ritenere che questo “sentimento” possa confluire pienamente nell’Utopia od Eresia anche se un progetto utopico o un comportamento eretico possono senza dubbio essere ritenuti belli oltre che buoni.
Ho l’impressione però che la bellezza dipenda troppo da una data cultura o epoca storica. Inoltre, all’interno di esse, numerosi e contrastanti sono i pensieri relativi al suo significato.
Basti pensare al severo rifiuto di Freud dell’Espressionismo e del Surrealismo, placatosi appena un poco dopo l’incontro con Dalì. E si capisce perché; senza poi tener conto di ciò che i popoli primitivi consideravano bello. Vi sono stati scrittori, come ad esempio Jaen-Iacque Rousseau, convinti che il bello sia strettamente legato al buono o addirittura sia la stessa cosa. Artisti come gli informali che hanno trovato nell’uso di certi materiali, nell’esplorazione rigorosa di una screpolatura, di un grumo, di un pezzo di stoffa, una bruciatura, una diversa bellezza. Ma si tratta sempre di valutazioni soggettive.
Per quanto mi riguarda, ritengo che il problema in arte non sia quello di rincorrere una presunta bellezza ma piuttosto una nuova interpretazione del mondo attraverso la materialità di un linguaggio che scaturisce dalla poetica del suo artefice. Comunque, si tratta di un tema ricco di insidie dal momento che esiste una bellezza quotidianamente consumabile che poco ha a che vedere con la bellezza di cui intendiamo parlare ed è molto difficile separare l’una dall’altra. Si tratta, per non creare equivoci, di tener conto delle derivazioni politiche di alcune asserzioni e convinzioni. Io, da patafisico, penso che il bello sia quasi frutto riposto nell’immaginazione e nella volontà di cambiare questo mondo, anche se consapevole che non basti dire “Olè’” per uccidere il toro.
Possiamo tuttavia pungolarlo senza isteria o nervosismo, con serenità e col sorriso sulle labbra.
Siamo indifferenti verso la verità del reale, convinti che possiamo servirci solo di metafore che ammiccano alla propria inconsistenza. Inconsistenza che non tanto stranamente può concorrere con altri mezzi a minare la certezza di un sistema che per la propria sopravvivenza si serve di molteplici strumenti mediatici per decervellare unicamente l’umanità.
Non intendo continuare ad annoiarvi e, in attesa di vedere più spesso me stesso in un pitale, vi pongo faustrollici saluti e l’augurio di buon lavoro.

CONSIGLIO ORDINE, DICHIARAZIONE del CONSIGLIERE ARCH.FULVIO RICCI

CONSIGLIO ORDINE ARCHITETTI P.P.C. DI NAPOLI E PROVINCIA DEL 11.06.2009

DICHIARAZIONE DEL CONSIGLIERE ARCH.FULVIO RICCI

Dichiarazione del Consigliere Arch.Fulvio Ricci relativa al punto dell’odg:
“Elezioni suppletive del Consiglio Nazionale degli Architetti P.P.C. – SOSTITUZIONE DEL CONSIGLIERE PRESIDENTE ARCH. RAFFAELE SIRICA DECEDUTO, art. 5 DPR 8 luglio 2005 n.169.

Premesso,
che ritengo doveroso un sano ricambio della classe dirigente degli Ordini Provinciali e Nazionale, che nel caso di Napoli, si è particolarmente distinta per una continuità esasperata nella permanenza nell’ambito della dirigenza professionale:

Esprimo,
il mio Voto negativo all’indicazione dell’attuale Presidente Paolo Pisciotta a Candidato per il posto resosi vacante in seno al Consiglio Nazionale Architetti.

Avrei gradito,
interpretando coscientemente la gran parte degli Architetti Iscritti, un sussulto di democrazia e progresso, che avrebbe previsto preventivamente, un capillare confronto con tutta la Categoria al fine democraticamente di indicare, un Candidato di tutti gli Architetti in grado di rappresentare le istanze, le problematiche e i disagi che vivono in maniera drammatica i Liberi Professionisti.

Mi corre l’obbligo,
di rappresentare che negli ultimi quindici anni, la condizione della Professione dell’Architetto in Italia è stata marginalizzata da logiche economiche antagoniste all’etica sociale e professionale, fino alla dissoluzione dell’autonomia e della terziareità del ruolo professionale.
Questa deriva, emerge purtroppo, tenendo conto che le Rappresentanze della nostra professione non sono state capaci, né di contrastare efficacemente tali processi, né di proporre attivamente un percorso di rinnovamento e di gestione cosciente del cambiamento.

Napoli 11 giugno 2009

Fulvio Ricci

sabato 13 giugno 2009

Archistars? All'Ordine!

È auspicabile che nel dibattito sulla professione di architetto siamo coinvolte tutte le figure che si occupano di trasformazione del territorio e di Governance in generale, in quanto gli effetti delle decisioni, del lavoro e molto più frequentemente degli errori commessi, configurano il territorio che viviamo, il paesaggio che vediamo, le strutture che abitiamo. La qualità ci appare come il problema cardine e la prima considerazione a freddo, sulla quale poi ritorneremo è che se gli Ordini degli Architetti tendessero il loro sforzo verso la valorizzazione e il sostegno della qualità professionale, qualcosa dovremmo pur leggere a scala diffusa e non solo accontentarci delle eccezioni.
Concordo con i quattro (cinque) punti che il documento programmatico in progress individua come assi della consultazione, fulcri intorno ai quali interrogarsi e sintetizzare volontà e obiettivi. Dalla perequazione degli incarichi alla trasparenza, dalla correttezza delle procedure alla qualità del progetto, dal funzionamento dell’Ordine alla deontologia. Nulla toglie però che questi punti aumentino di numero o confluiscano in temi conseguentemente più estesi.
Premesso questo, e concordando sul fatto che l’azione di modifica o abolizione della legge 163 è necessaria ma lungi dal venire senza compattezza degli attori coinvolti, la prima iniziativa che appare non procrastinabile, è una profonda riforma dell’Ordine.
Innanzitutto stride il fatto che un ente autorevole e rappresentativo abbia una struttura così apicale da escludere qualsiasi posizione operativa intermedia. Un presidente, una miriade di vicepresidenti, qualche consigliere e alcuni dipendenti. A fronte di un così cospicuo bilancio annuale, qualsiasi amministrazione o istituto interessato alla produzione esigerebbe una strutturazione predisposta alla progettualità e aperta verso le esigenze mutevoli degli utenti, un organismo snello ma volenteroso di confrontarsi e proporsi in tutti i processi di trasformazione.
Un istituto predisposto alla diffusione della cultura architettonica dovrebbe limitare l’aspetto narcisistico del mettere in luce le solite emergenze, poiché corrispondono a elementi sporadici e microscopici rispetto alla grande mancanza di qualità diffusa che conforma concretamente il territorio. Pubblicizzare le brutture, indagare le periferie, analizzare gli errori progettuali. Spostare insomma, l’attenzione, dalle archistars o aspiranti tali, ai processi di analisi e sperimentazione urbana, come la creazione di Laboratori permanenti di democrazia urbana, attivi e propositivi in tante città in Italia ed in Europa.
Sarebbe auspicabile a nostro avviso, per quanto riguarda il rapporto con le PA, inserire nel procedimento di Validazione del progetto di opera pubblica, cui le amministrazioni sono sottoposte, il nullaosta dell’Ordine, in modo da incidere sui veri interlocutori delle trasformazioni urbane e ambientali e spingere nella direzione della trasparenza degli incarichi e della correttezza delle procedure senza ovviamente pregiudicare l’autonomia gestionale o interferire con l’interesse d’ufficio. Si colmerebbe quella lacuna che permette ad una enorme quantità di progetti non ricadenti in aree vincolate, di evitare qualsiasi verifica di compatibilità ambientale, di tralasciare ogni tipo di responsabilità di qualità architettonica.
Sul fronte del rapporto con i committenti, soprattutto con i privati, l’Ordine dovrebbe assumere un ruolo di tutela diretto, più consono alla funzione di una contemporanea agenzia intesa come partner, attenta ai servizi da offrire e alla qualità architettonica da assicurare.
Si potrebbe introdurre per esempio, sul modello spagnolo, l’obbligo di subordinare il rilascio di permessi e autorizzazioni all’attestazione di avvenuto pagamento al professionista incaricato; l’Ordine - di concerto con la Cassa - assumerebbe ruolo di controllo intermedio delle parcelle, assicurandone trasparenza e conformità. Si realizzerebbe così una fiscalità finalmente reale perché legata alle attività svolte e si eliminerebbe così anche la piaga dei “vecchi professionisti” che timbrano di tutto per pochi euro.
La discussione sulla riforma delle professioni nel nostro paese è in corso e necessita del nostro parere. Ci trovano d’accordo le ipotesi di: riduzione del termine del tirocinio, che non può durare più di un anno; l'introduzione di un equo compenso e la possibilità di fare stage anche nell'ultimo periodo del corso di studi; l'introduzione del concorso nazionale, per cancellare la cosiddetta realtà del “turismo concorsuale”; la riduzione della durata delle cariche all'interno degli ordini professionali e la loro limitata rinnovabilità; l'avvio di iniziative a sostegno dei giovani meritevoli che saranno aiutati dagli stessi ordini professionali ad entrare negli studi già avviati''. Sono invece ancora da mettere in luce e da regolamentare le attività riservate a determinate categorie professionali come gli Architetti, (Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori) che affrontano la concorrenza sproporzionata di Ingegneri che possono spaziare dall’agroalimentare all’aerospaziale potendo nel contempo firmare progettazioni ad ogni scala.
Consideriamo, in conclusione, le proposte “operative” sopra esposte, in quanto gestibili direttamente dall’Ordine, in convenzione con i comuni, con gli altri ordini, con i Ministeri e tutti i possibili enti. Attività che, con l’obbiettivo della qualità architettonica e della correttezza dei rapporti e delle procedure, porterebbero ad una auspicabile trasformazione della professione, superando le accuse di “corporativismo e trasversalismo” che puntualmente ricadono sulle “caste” professionali, rimproverate di “difendere soprattutto le proprie posizioni di privilegio per pensare davvero ad ammodernare il sistema, a rendere il paese più competitivo, impedendo la definizione di una riforma organica del sistema professionale”. Riforma che appare necessaria e fondamentale per la maggior tutela degli interessi costituzionali del cittadino e per lo sviluppo del Paese.

Luciano Marini




SUPERSANTOS, il corto vincitore del Premio Ischia Corti d'Architettura, in attesa ... del premio!


PREMIO IN PALIO: IL CACHISSO D'ORO

PREMIO IN PALIO: IL CACHISSO D'ORO