Se fossimo a Parigi, in una stanzetta del secondo piano della” Maison de la Ville” o chissà dove, troveremmo appesi al muro i grafici che descrivono un progetto per il centro storico; capiremmo quale è la idea generale operativa e, puntando il dito, magari su un touch screen, visualizzeremmo l’area dove si tenta una rifunzionalizzazione, quella in cui prevale la messa in sicurezza, più giù capiremmo che si riconnette il tessuto urbano, più avanti si ripristina…, a destra si scava; insomma rintracceremmo una logica, né buona né giusta: una idea organizzativa da condividere o meno.
Avremmo anche un piano generale di cantierizzazione sostenibile per far sì che gli abitanti prendano coscienza di quanto si farà, collaborino e soffrano i minori disagi possibili per il minor tempo compatibile con quello che si vuol fare.
Se fossimo a Parigi forse ci sarebbe anche una maquette, chissà… dove privati cittadini, tecnici, curiosi, arrabbiati, entusiasti, pensatori liberi e non potrebbero, volendo, andare e capire con immediatezza.
Mi chiedo, a Napoli, dove è visibile tale materiale. Non chiedo la luna: chiedo un indirizzo con un numero civico, una stanzetta e qualche informazione. Dovuta, credo , al fine di prendere atto del faticoso lavoro fatto nel tempo da altri, ringraziarli e, se del caso, far sentire la mia approvazione o il mio dissenso.
Sono certa che questo indirizzo esiste perché se non esistesse dovremmo seriamente preoccuparci.
Avremmo alcuni numeri (importo dei vari finanziamenti), avremmo un consistente numero di preesistenze su cui dover intervenire, un tessuto urbano in sofferenza evidente, e in mezzo? In mezzo, se non ci fosse una idea ordinatrice e informatrice chiara, che ci sarebbe, l’arrembaggio? L’abbinamento a sorte tra edificio, finanziamento e, magari, tecnico incaricato? Un sorteggio e tre piccioni? Una solita “cabina di regia”? Magari su di un documento condiviso chiuso all’interno delle tavole di concertazione? Non può essere.
Deve esserci questo posto, magari modesto, in cui tutto è chiaro, ordinato, pronto, visibile, dove il lavoro svolto ha preso forma, come accade in tutte le città civili.
Infuriano intanto sui giornali (ed è un bene) diverse visioni sull’argomento e entra, di soppiatto ma con la forza del caso, una domanda, anche questa semplice: chi opera dal punto di vista tecnico? Come dire, chi progetta? E’ una domanda interessante.
Escluso il sorteggio “tre piccioni”mi chiedo che accadrà. Lungo elenco quello dei professionisti… Come si procederà? Certamente, come per legge, mediante il confronto a cinque sotto i centomila euro? Gara sopra soglia? Insomma secondo la bisogna? C’è già qualche progetto pronto? C’è quasi sempre qualche progetto già pronto da poter utilizzare, magari buono. Insomma che si fa? Queste procedure amministrative richiedono un proprio tempo tecnico ineludibile che sarà stato ovviamente calcolato. C’è un posto dunque dove è possibile attingere tali informazioni sulla procedura dedicata e delicata ? E’ il secondo indirizzo che sarebbe utile avere. Oppure, mi chiedo, per ottimizzare le risorse, esso è stato situato nella stanza accanto a quella della Maquette?
Quando sui giornali appaiono (a febbraio, come i più volenterosi potranno riscontrare) articoli del tipo “Pronti a partire per il Centro Storico”, che vuol dire? Che tutta la fase ideazione/organizzazione è stata espletata? La comunicazione, devo dire, risulta meno curata ma… non si può avere tutto. Gli sforzi di chi ha pensato non sono adeguatamente diffusi né valorizzati. E non si può farlo attraverso qualche rapido convegno sul tema… Come dire è mezzo inefficace e si sa bene.
Comunque è un gran risultato: Bene, anzi Benissimo. E le forze retrive e picconatrici in questa città non inizino a salmodiare e a remare contro. Chi può intoni un Alleluia, gli altri tema libero. Manifestazioni di giubilo invadano le strade!
Certo se così non fosse… Ma non è possibile neanche pensarci, se così non fosse la materia si farebbe incandescente, indecente, inaccettabile, impraticabile, insopportabile. Ma no, ma no, avremo la nostra maquette.
In mancanza avremmo un terzo, unico indirizzo, cui rinviare la faccenda. Uno solo.
Antonella Palmieri