lunedì 19 ottobre 2009

L'intervento del consigliere Salvatore Visone

Consiglio dell'Ordine del 14 Ottobre 2009

 

Cari colleghi, visti i punti all’ordine del giorno, ritengo che prima di passare alla votazione per l’attribuzione delle cariche, sia indispensabile fare un analisi obiettiva del risultato della tornata elettorale che ci ha visto protagonisti, in quanto questo risultato rappresenta senza ombra di dubbio la volontà e le aspettative della nostra categoria.

Le tornate elettorali degli ultimi venti anni hanno sempre prodotto dei risultati molto precisi ed inequivocabili, premiando totalmente un gruppo che si era dimostrato coeso ed in sintonia con le esigenze della maggior parte degli iscritti.

Per una serie di vicissitudini, chiare a quasi tutti i presenti, negli ultimi quattro anni questo gruppo si è via, via sfaldato, perdendo sempre più il contatto con la categoria, a causa di una politica ordinistica dettata da esigenze fortemente personalistiche ed in alcuni casi persino arroganti.

Tutto ciò, ha provocato un malcontento diffuso tra noi architetti, tanto che all’elezioni per il rinnovo del Consiglio si sono presentati ben 76 candidati (più diversi che hanno ritirato la candidatura), fatto che non era mai avvenuto in precedenza.

Il risultato elettorale ha rispecchiato in “toto” il malessere dilagante all’interno della categoria, bocciando la maggioranza del consiglio uscente. Parlo di bocciatura perché, come già accennato in precedenza, erano anni che la lista espressione della maggioranza del consiglio, usciva compatta dal verdetto delle urne vedendo eletti 15 candidati su 15.

Anche stavolta Pisciotta era convinto di aver costruito una lista in grado di schiacciare gli altri competitori. Ed è stato fortemente convinto di cìò, anche a scrutinio iniziato, tanto è vero che dopo lo scrutinio delle prime 500 schede, Pisciotta, (sempre più certo di vincere 15 a 0), aveva persino confidato ai suoi, che se Salvatore Visone fosse stato il primo dei non eletti avrebbe optato per l’Ordine di Napoli per non farlo entrare in consiglio. Ed invece, per il neo-candidato Visone, c’è stato un vero e proprio plebiscito di voti, ben 1274 e la lista Blu ha visto eletti 5 candidati (passati poi a 6 con la decisione di Pisciotta di optare per il Consiglio Nazionale).

Siamo passati quindi da un 15 a 0 preventivato ad un 9 a 6 che la dice lunga sull’operato della maggioranza uscente.

Ma i dati significativi su cui riflettere sono altri.

·           Dei consiglieri della maggioranza uscente solo 7 sono stati rieletti all’interno della lista Storia e Innovazione.

·           Dei cinque nuovi candidati (sezione A), che avrebbero dovuto rappresentare l’Innovazione all’interno della Lista, ben 4 sono stati bocciati e il solo Francesco Cesaro, (che ha dato tra l’altro un contributo personale fondamentale al risultato elettorale dell’intera lista), è stato eletto.

·           Nella storia delle competizioni elettorali all’Ordine degli Architetti di Napoli, a memoria, non si era mai verificato che il primo eletto non facesse parte della lista che ha avuto la maggioranza dei consiglieri eletti.

·           Per di più, non era mai avvenuto che il Presidente uscente e l’ex Presidente, (che ha retto le sorti dell’Ordine nell’ultimo decennio), fossero surclassati con 266 voti di scarto il primo e 153 il secondo, da un candidato presente per la prima volta ad una competizione elettorale.

Possiamo quindi affermare che, date le aspettative, per la Lista Storia e Innovazione questa elezione è stata una vera e propria debacle e sarebbe quindi improponibile un esecutivo che ricomprenda, (per l’ennesima volta), gli stessi attori che sono stati i principali responsabili di questa bocciatura, ma sarebbe invece auspicabile una completa “innovazione”, coinvolgendo in prima persona le due “new entry” della lista, il cui entusiasmo e le cui idee sono sicuramente più vicine alle mutate esigenze della professione contemporanea.

Ma considerato che, la politica professionale portata avanti da questo gruppo che si autodefinisce “storico”, non è più condivisa dalla gran parte degli elettori, io credo che sia fondamentale rimandare il 3° capo all’Ordine del giorno (relativo all’attribuzione delle cariche) e aprire invece un ampio dibattito basato su un programma condiviso, da portare avanti tutti insieme in questo mandato elettorale, dando spazio a idee e soluzioni che diano risposte concrete alle mutate esigenze di una categoria professionale che sta attraversando un momento veramente critico.

Riguardo a ciò, sarebbe opportuno che questo dibattito debba riguardare principalmente le seguenti tematiche:

Tutela della professione. (Penso ad un Ordine che si occupi della professione a 360 gradi e che ci tuteli all’interno di tutti i centri decisionali e di potere, pubbliche Amministrazioni e privati, in modo da garantire una distribuzione equa e principalmente “corretta” degli incarichi).

Riaffermazione della “Leaderschip professionale”. (Rivalutare la figura dell’Architetto in modo da riconquistare quella “Leadership” culturale e professionale che ha perso in conseguenza della scellerata politica, portata avanti nell’ultimo decennio, e che ha fortemente penalizzato la nostra professionalità a favore delle Società di Ingegneria e delle lobby politico-affaristiche).

Conflitto di interessi. (Onde evitare un palese conflitto di interessi, andrebbe vietata ai componenti del Consiglio la partecipazione ai Concorsi di Progettazione banditi su Napoli e Provincia, consentendo invece agli stessi di far parte di tutte le Commissioni giudicatrici, in modo da privilegiare, sempre, la “qualità del progetto di architettura” rispetto ad eventuali interessi di parte).

Formazione. (La Formazione deve essere accessibile a tutti in quanto considerata “bene di prima necessità”. Per tale motivo auspico che siano drasticamente ridotti i prezzi per i corsi di formazione organizzati dalle nostre rappresentanze, con particolare riguardo ai giovani iscritti che già si dibattono con le mille problematiche di un inizio professionale).

La Casa di tutti gli Architetti. (Immagino un Ordine democratico e pluralistico, sede in cui si pianificano nell’interesse dell’intera categoria le strategie di politica professionale, luogo dove andare “con piacere”, per motivi professionali, formativi, culturali, punto di riferimento per noi architetti. Auspico che l’Ordine torni ad essere la “Casa di tutti gli Architetti” e non più un “Club esclusivo” per  pochi intimi.

Solo dopo aver dibattuto e stilato un programma “condiviso”, si può affrontare il delicato tema dell’esecutivo, che ribadisco, va scelto in base ad un “programma” e non in base mere pretese personalistiche.

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PREMIO IN PALIO: IL CACHISSO D'ORO

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