sabato 11 aprile 2009

DENSIFICAZIONE URBANA O SICUREZZA?

Antonella Palmieri, Fulvio Ricci

Sono mesi che si annunciano interventi di recupero del Centro storico, di riqualificazione di imponenti zone periferiche, progetti insomma che dovrebbero cambiare il volto di Napoli. E da settimane si discute del Piano casa come panacea della crisi attuale.

Sopraggiunge intanto una catastrofe di enorme proporzioni e dagli effetti devastanti, su tutto il patrimonio edilizio dell’Abruzzo, quello antico e quello recente ma anche su tutte le polemiche e gli annunci del “si farà”. Una catastrofe che ci addolora e ci coinvolge.

Non c’è nessuno tra di noi che non stia rivivendo il terrore dei fatti dell’80.

Perché non accada nuovamente da noi quello che è già accaduto, è necessario individuare un’unica priorità impellente: è indispensabile porre al centro di ogni azione che coinvolga il nostro territorio, la città storica e in generale il nostro costruito, il problema della sicurezza abitativa. Solo alla luce di questa centralità acquisteranno senso e completezza sia la riqualificazione del centro storico che quella delle periferie, sia la rottamazione degli edifici che la costruzione di nuove città.

Esistono per il nostro Territorio e a scala provinciale previsioni di densificazione urbana atta a rispondere alla richiesta di nuove abitazioni. Questi piani vanno a nostro giudizio subito ripensati.

In tessuti in cui la consistenza del costruito è già altissima, vedi i Comuni di Giugliano e Villaricca, e il sistema infrastrutturale è ampiamente sofferente, l’idea di intensificare dovrebbe andare in direzione della qualità piuttosto che verso la quantità. E la qualità urbana è fatta da infrastrutture e servizi, dal recupero dell’esistente, di un ambiente predisposto ad accogliere il nuovo.

Non si tratta del confronto tra ipotesi diverse di sviluppo e crescita del territorio: si tratta di ridurre i rischi nel caso di;

· nuove catastrofi che sappiamo imprevedibili;

· ulteriore accentramento edilizio;

· consumo di suolo;

· impoverimento del patrimonio architettonico;

· disgregazione sociale.

Il Piano casa appare alla luce di queste considerazioni uno strumento che deve acquisire sostanza prima di metri cubi. Si tratta di procedere alla verifica ed alla messa in sicurezza o all’abbattimento di ogni parte del costruito che desti preoccupazione. Poi e solo poi, anche subito poi, si potrà parlare di ampliamenti. In caso contrario avremo un ampliamento delle percentuali di rischio.

La nostra Città e il nostro territorio non può “permettersi” una nuova catastrofe. Sappiamo bene che questa volta non avremmo la forza di risollevarci. Troppo martoriato è il nostro tessuto economico, a brandelli la nostra fiducia, troppo poche le nostre capacità di resistenza.

Come tecnici abbiamo il dovere di mobilitarci subito, siamo anche noi allo stremo ma la responsabilità che ci lega al nostro lavoro, anche quello che non c’è più, ci impone di agire.

Che succede ad edifici di recente costruzione che si ripiegano su se stessi? Che succede ad ali di ospedali che crollano? Che tipologia di interventi si stanno progettando? Il nostro lavoro incide sulla vita delle persone ed abbiamo titolo per chiedere di essere ascoltati e per sollecitare ogni verifica.

Non occorre essere noti urbanisti né titolari di cattedre universitarie per riconoscere che il nostro apporto si è ridotto a quello di tristi giullari di corte.

Noi, come tecnici militanti che vivono ogni giorno la proprio professione sulle barricate di un mercato improbabile, poniamo con forza alle istituzioni il problema della città e delle periferie.

E un dovere degli Amministratori garantire la sicurezza ed è un dovere dei tecnici saper rispondere a tali esigenze. Se non si è in grado di farlo non si è politici né si è tecnici. Si è, appunto giullari di una corte potenzialmente assassina.

Antonella Palmieri

Fulvio Ricci

4 commenti:

Germana ha detto...

Per la sicurezza l'ordine degli ing. ha rispolverato IL LIBRETTO DEL FABBRICATO mentre l'ordine degli architetti?...grazie.

Anonimo ha detto...

chi lo sa parli... chi li ha visti li segnali...

germana ha detto...

...molto impegnati....

Anonimo ha detto...

la messa in sicurezza di edifici del nostro centro storico, dopo un'analisi strutturale e tecnica, prevede interventi spesso onerosi per i singoli proprietari. occorrerebbe, accertati i fatti, ottenere contributi congrui dallo stato e non la semplice defiscalizzazione diluita nel tempo. arch. silvio frigerio





SUPERSANTOS, il corto vincitore del Premio Ischia Corti d'Architettura, in attesa ... del premio!


PREMIO IN PALIO: IL CACHISSO D'ORO

PREMIO IN PALIO: IL CACHISSO D'ORO